Curiosità

Santa Anatolia e il rito dell’asta

Il Santo Patrono di Castel di Tora è Santa Anatolia, che si festeggia la seconda domenica di Luglio. Una prima menzione di Anatolia si trova nel De Laude Sanctorum composto verso il 396 da Vittrice di Rouen. Secondo la Passio Anatolia era una giovane romana di nobile famiglia che rifiutò le nozze con un patrizio perché consacrata a Dio. L’aspirante marito allora col favore imperiale la relegò nei suoi possedimenti in Sabina presso Thiora. Un soldato, Audace, fu incaricato di ucciderla, rinchiudendola in una stanza con un serpente. Il rettile lasciò incolume Anatolia, mentre si avventò su Audace entrato, l’indomani, nella stanza per accertarne la morte. La Santa salvò Audace dal serpente e Audace si fece cristiano. Successivamente ambedue furono uccisi di spada. La Santa secondo le cronache di Gregorio Magno subì il Martirio nel 249 d.C. nei pressi di Thiora, città del popolo degli antichi sabini successivamente conquistata dai romani. Il culto di Anatolia è antichissimo, centro di questo culto è sempre stata la Sabina. Più tardi il culto della Santa si propagò in altri luoghi in seguito a traslazioni di reliquie. Al termine delle celebrazioni, la domenica sera, la Santa rappresentata dalla statuetta decorata con oro, viene bandita all’asta al maggior offerente per tenerla per un anno, presso l’abitazione di residenza. La Reliquia passa così, di anno in anno, in famiglie diverse.

Film a Castel di Tora

Il Paese è stato set di numerosi film, come per esempio “Il Cielo è Vicino”, dal regista svizzero Enrico PRATT, del 1954. La pellicola, destinata alla televisione svizzera, fu girata interamente a Castel di Tora e Antuni.

 

 

 

 

 

Leggenda

ANTUNI: Città fantasma
Lasciando il paese e risalendo il viottolo lungo il monte a sud-est di fronte il Borgo di Castel di Tora, si trova Antuni, forse la più spettrale ed erta delle molte città abbandonate del Lazio. Si racconta che, intorno al 1944, dopo i bombardamenti americani, gli abitanti del posto scoraggiassero chiunque volesse visitare il castello di Antuni, raccontando con macabro compiacimento rabbrividenti storie di fantasmi senza pace, fosche vicende grondanti sangue e truculenze del tempo che fu.